Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti.
Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie,  clicca qui.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.
  • +39 089 227502
  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • 9:00-13:30 17:00-20:00
Il linguaggio dei fiori, arma a doppio taglio

Il linguaggio dei fiori, arma a doppio taglio 

  

Se da una parte la simbologia attribuita ai fiori ha favorito il successo di molte specie, dall’altra però ne ha messo letteralmente al bando altre, inconsapevoli portatrici di significati negativi, come le ortensie in Puglia o i garofani in Campania. Per non parlare poi dei crisantemi

  

Quest’estate ho ricevuto in regalo da un amico un libro con una bellissima dedica: «Non credo che per te i fiori abbiano segreti». Il libro è “Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh, scrittrice emergente americana.

Sinceramente non l’avrei comprato né letto; di solito sfuggo i casi letterali frutto di tam tam mediatici più o meno “pilotati”, ma l’affetto per la persona che me l’ha donato e le sue aspettative perché lo leggessi non mi hanno dato scelta. C’era poi un ulteriore ostacolo verso questa lettura: la personale avversione per il cosiddetto “linguaggio dei fiori”, già dichiarata in un mio passato articolo. La motivazione è semplice: mio padre, così come tanti suoi colleghi, ha impiegato quasi 30 anni per convincere i clienti che una rosa gialla è qualcosa di semplicemente meraviglioso e non significa affatto gelosia, odio o infedeltà.

Sicuramente il libro ha una storia scorrevole, parla di solitudini, e piacevole è il filo conduttore dei fiori che accompagna dall’inizio fino alla fine i protagonisti della storia. Spero però che tutto il successo rimanga strettamente legato alla scrittrice, perché chi lavora nel settore florovivaistico sa bene che il linguaggio dei fiori può uccidere una varietà se il suo significato è negativo. Purtroppo di crociate per salvare i fiori o piante ne sono state fatte e se ne fanno ancora nei negozi di fiori. I poveri fioristi pugliesi non possono vendere ortensie, i campani devono rinunciare ai garofani, per non parlare della grande fatica di tutti i fioristi italiani per “sdoganare” i bellissimi crisantemi.

Eppure i fiori, tutti i fiori, hanno mille storie da raccontarci; basti pensare alla loro comparsa sul pianeta Terra; sapete la loro data di nascita? Gli studi dei paleobotanici sui fossili li hanno datati a ben 245 milioni di anni fa!

Sia chiaro, mi interessa e so che la simbologia dei fiori e delle piante è stata da sempre uno dei massimi linguaggi simbolici, tanto della cultura orale e contadina come in quella dotta ecclesiastica e cortese. Per esempio, decifrare il significato delle piante negli arazzi tardo-gotici, è un vero rompicapo! E che dire degli enigmi da risolvere, messaggi coperti, oppure chiavi filosofiche come l’Aquilegia, simbolo del perfetto amore per certe opere della cerchia leonardesca?

È proprio per questo motivo che non mi piace rilegare il linguaggio dei fiori al solo periodo Vittoriano, dove tale moda si sviluppò. Fu Lady Mary, moglie dell’ambasciatore inglese Montagu, durante il soggiorno con il marito in Turchia (1716-1718), che venne a conoscenza dell’ingegnoso metodo di comunicazione floreale utilizzato dalle donne rinchiuse negli harem. Figuriamoci se una donna europea non riportava in patria un sistema così ingegnoso e, al tempo stesso, accattivante!

Per fortuna oggi i fiori vivono una stagione felice, diversa dal passato, con i loro colori e forme hanno nuove sinergie! Soprattutto il colore è il protagonista assoluto. Sì, il colore diventa una sorta di “terapia”: crea atmosfera e influenza gli stati d’animo. Il giallo, tanto odiato in passato, oggi finalmente si riappropria del suo vero significato: porta energia e luce in un ambiente buio o in una giornata triste. Un fascio di fiori blu e verde da una sensazione di freschezza, di aria pulita, di onde infinite, i fiori viola sono chic e sensuali, quelli di colore pastello sono dolci come caramelle per chi ha voglia di coccole e tenerezza …potrei continuare all’infinito! I fiori li amo tutti e una cosa è certa mai nessuno potrà convincermi che un fiore porti male, sfortuna e disgrazie ecc. È mai possibile che dobbiamo sempre accollare a qualcos’altro le nostre sconfitte? Il filosofo Seneca ha lasciato scritto ai suoi discepoli una frase che oggi molti hanno dimenticato: «Le cose della vita sono così ordinate che nessuno è infelice se non per sua colpa».

Portiamo una pianta di alloro sul nostro balcone, usiamo una sua foglia come segna libro e la saggezza che questa pianta rappresenta ci ricordi sempre che i fiori portano solo il linguaggio della bellezza!

Anny Pellecchia

Leggi gli altri articoli del BLOG - Donna tra i Fiori.

Copyright © Ugo Pellecchia & Il Floricultore

  

  


 
L’abbraccio passionale della Pachira

Il mondo del verde non mi basta mai! Vorrei avere giornate infinite da dedicare alla visita dei mercati dei fiori, dei vivai, delle serre, dei parchi, montagne ecc. Come Leopardi si rammaricava di morire senza aver letto tutti i libri del mondo, io, altrettanto consapevole, mi rammarico di avere  breve vita per non vedere tutte le meravigli della natura! Oggi, chiuso il negozio, durante pausa pranzo, raggiungo con tutto l’entusiasmo di una bambina la serra di un famoso produttore di piante verdi nella Piana del Sele, nella provincia di Salerno.

Un caldo torrido mi accompagna durante tutto il tragitto. Ma la bellezza del paesaggio, la sterminata pianura ricca di prati, case coloniche, serre, allevamenti di bufale, caseifici, pinete, distese di angurie, insalate, braccianti mi riempe il cuore di gioia.

Un’ amica ha deciso di seguirmi nelle mie avventure verdi.

Seduta al mio fianco, sfoga tutta la delusione di un fidanzamento disastroso e mentre lei parla io lascio che le sue parole intrappolate dal vento caldo nell’abitacolo si allontanino senza ostacoli fuori dai finestrini aperti.

Finalmente arriviamo. Un grande tir ha appena scaricato enormi casse di legno pieni di tronchi intrecciati a radice nuda senza foglie alti circa un metro. Non ci posso credere, sono sopraggiunta nel momento giusto per godermi un tale spettacolo. Come se non bastasse il camionista napoletano doc,  prende dalla cabina una grande vassoio di sfogliatelle ricce e lisce di una famosa pasticceria di Napoli. Un gesto ricco di generosità e amore per il proprio lavoro e un augurio di buona fortuna per tutti. I proprietari chiamano tutti i dipendenti a raccolta e invitano anche noi a partecipare al festino improvvisato. I denti rompono la croccante sfoglia e le labbra affondano nella morbida ricotta saporosa di agrumi. Ma come si fa a non essere felici tra le piante e i dolci?

Nell’aria c’è grande energia, c’è davvero molto da fare. Le piante hanno fatto un lungo viaggio. Sono coltivate nei grandi campi argillosi del Vitnam e Thailandia. È qui che ci sono i più estesi vivai di Pachira aquatica.

Imballate in grandi casse di legno e custodite in container refrigerati, iniziano il loro viaggio oceanico sulle navi merci. Prima destinazione: Olanda. Arrivate nei porti del Nord Europa, la preziosa e delicata  merce  viene caricata  su enormi  tir e smistata in tutta Europa.  Il tragitto intero dura all’incirca  20 giorni.

Le casse davanti ai miei occhi sono enormi,  possono  contenere quattromila piante se parliamo di  pezzature di 30 cm, le più grandi invece  contengono all'incirca 250 tronchi lunghi 60- 100 cm di prima qualità ossia con tubero  ben sviluppato e un bell’intreccio di rami.

In serra intanto si mettono all’opera. I tronchi infatti  germogliano velocemente, soprattutto se è estate; non prendersene cura subito provocherebbe il marciume di questi ultimi. La serra deve essere ben climatizzata e illuminata, per far si che le foglie crescano bene e uniformi. Una bella chioma, tonda e omogenea è l’obbiettivo da raggiungere.

E' giunta l'ora di tornare. Con il furgone carico di piante bellissime arrivo in negozio.

Neanche il tempo di scaricare che già un cliente mi chiede informazioni sulla bella Pachira  alta 100 cm.

E’ una pianta di grande fascino, si adatta bene in ambienti interni luminosi, ma può vivere anche all’esterno a patto che ci siano temperature invernali miti. La Pachira acquatica è chiamata così perché predilige l’acqua ma non il ristagno che la porterebbe velocemente alla morte, una concimazione continua contribuirà alla sua buona salute.

Il cliente mi porge il biglietto per la spedizione. La nostra pianta dopo tanto viaggiare raggiungerà finalmente  la sua ultima destinazione, un bellissimo salone per inaugurazione di una nuova casa.

 Della Pachira  mi piace molto il tronco intrecciato, simbolo di forti legami stabili e duraturi. Però ho notato che alcune volte uno dei tronchi dell’intreccio  nel tempo si secca. E' la vita, penso. Durante il nostro cammino incontriamo tante persone alcune si legano a noi per sempre altre ci abbandonano, ci deludono… Ecco basta recidere il secco senza rimpianti e continuare a guardare sempre alla luce, a fertilizzarci, a idratarci, a mangiare cose buonissime.

Buona vita a tutti e – ricordate! – senza piante ciò è praticamente impossibile!

Anny Pellecchia

Leggi gli altri articoli del BLOG - Donna tra i Fiori.

Copyright © Ugo Pellecchia & Il Floricultore

 

 


 
Stella di Natale

Si entra in casa, con una bella Stella di Natale, il panettone, lo spumante. E’ tradizione!
Se non ci sono tutte le cose al posto giusto, abete, presepe, la nonna, la zia, il regalo per eccellenza calzini e pigiama, non è Natale!
Ormai sono pronta in negozio a rispondere alla solita frase, del solito cliente: « Non vorrei la solita stella di Natale!».
Ma la Stella invade ogni magazzino, supermercato,ipermercato, 31 giorni di rosso, sangue e arena!
Un rosso che costringe tutti noi del settore dopo le festività ad andare in cromoterapia il 6 gennaio!
Eccole le clienti anch’esse sotto stress da rosso che mi chiedono se possono regalarmi le loro Stelle che proprio non si decidono a morire!
Con un bel sorriso invito le signore a recidere i fiori e tenerli in acqua, basta una settimana e tutto sarà finito, la pianta invece, ben innaffiata e concimata sarà una bella macchia verde in appartamento…
Ed eccole le stesse ritornare raggianti di felicità in piena estate raccontarmi di quella Stella bistrattata che ora vegeta felicemente al sole delle loro terrazze…
Che fatica questa strana umanità! Eppure le piante seguono il loro percorso tranquillamente, infischiandosene della follia umana.
Oltretutto la Stella stava tanto bene nel suo paese d’origine il Messico, amata dal popolo azteco.
I fiori poeticamente venivano trasportati sulle canoe in omaggio al sovrano Montezuma, si credeva infatti che il rosso della Stella provenisse dal sangue di una dea.
Questa è la prima notizia riportata dal popolo bianco sterminatore, le truppe di Cortes. Era il 1520, ci ci volle poco per distruggere quell’incantesimo e calpestare il fiore venerato sotto le suole degli stivali spagnoli. Solo molto tempo dopo la Stella di Natale viene di nuovo menzionata. E’ il 1825, ancora un bianco, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Messico Joel Robert Poinsett, posò lo sguardo su quel fiore.
Ormai il lavoro sporco era stato fatto da altri. All’ambasciatore rimaneva un compito più ludico, portare qualche seme nel suo giardino in Carolina.
Da qui la propagazione in America e l’idea di lanciarla come pianta natalizia. L’idea venne ad un emigrante tedesco in America, Paul Ecke il quale iniziò la produzione e la commercializzazione. Il figlio continuò l’opera del padre giocandosi la carta vincente della sua vita, l’ esposizione della Stella nelle vetrine dei migliori negozi Sunset e Holliwood Boulevard a Los Angeles.
Il successo fu da vera super star. Dal 1950 in poi la Stella di Natale conquistò anche l’Europa, e da allora la sua fama non si è più oscurata. Naturalmente in onore dell’ambasciatore fu chiamata Poinsettia pulcherrima, ovvero bellissima.
Io però preferisco continuarla a chiamare Stella di Natale. Questi bianchi sempre un po' invadenti si sono arricchiti con uno dei tanti beni di un popolo massacrato. Sguazzando nelle loro ricchezze hanno dimenticato un passato scomodo.
Mi piace immaginare quella canoa, che lascia scie sulla superficie dell’acqua. Mi piace vedere qui fiori rossi recisi che l’adornano. Gli Aztechi li chiamavano Cuetlaxochiti che significa ”fiore di pelle” forse perché al tatto sembra pelle. Lo adoravano come simbolo di vita nuova in onore dei guerrieri caduti in battaglia. Il valore di quei guerrieri ancora vive più forte che mai. Un uomo è portavoce dei loro diritti, un uomo bianco, nato e accolto in sud America, un uomo chiamato Papa Francesco.
Ha affondato la sua lama in un’ umanità perduta.
E su quella lama è forgiato un monito “Fratelli tutti”.
Un’ Enciclica che ha irradiato l’intero pianeta.
Una frase semplice all’apparenza, ma con una dichiarazione ben precisa:
«Nessuno si salva da solo ...
 Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene, significa prendersi cura di noi stessi...abbiamo bisogno di un Noi che abita la Casa comune... Amicizia sociale in una comunità è apertura universale... Bene morale è sviluppo per un futuro sano».

Ecco mi piacerebbe in questo Natale storicamente così travagliato che le parole del Santo Padre entrassero in ogni casa accompagnate da una pianta di Cuetlaxochiti… accendere una candela per tutte le vittime massacrate da quegli uomini privi di un sentimento chiamato “Umanità”
Buon Natale.

Anny Pellecchia

Leggi gli altri articoli del BLOG - Donna tra i Fiori.

Copyright © Ugo Pellecchia & Il Floricultore