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Anemoni - La bellezza è negli occhi di chi guarda

Marzo, una leggera brezza spira nell’aria, i cesti di piante fiorite ben esposti davanti la vetrina del negozio attraggono lo guardo dei passanti, i quali, continuando a camminare dicono: «Che bello!»
Già che bello! Alcune volte per gioco conto i “che bello” della giornata, venti, trenta, quaranta. Ancora pochi mi dico.

Arduo lavoro quello della fiorista!

Oltre lavorare i fiori c’è la missione all’educazione del bello.
E’ successa una cosa nuova nella storia del mio lavoro, ora ve la racconto.
Affianco al negozio ha aperto un negozio di cover per telefonini.

L’ho guardato e mi sono detta: «Che brutto! Tutte quelle copertine di plastica colorate per cellulari…mah!»

Il nuovo negozio, invece ha un gran successo, mese dopo mese filare di giovani, passano davanti al mio negozio senza neanche degnarsi di guardare i fiori. Camminano diritti verso le cover, con dentro il Pifferaio magico che li ha letteralmente stregati.
Per ripicca ho iniziato a rendere sempre più bello il negozio, investendo sulla vetrina.

A Natale addirittura ho esposto un bellissimo soldatino di latta alto 1,70. Bello di viso, con la sua giubba rossa, un cilindro per cappello, davvero impeccabile! Ero convinta che almeno un selfie i ragazzi lo avrebbero scattato, invece niente. Stuoli di giovani continuavano a passare innanzi al negozio e sia io che il soldatino rimanevamo delusi. Poi provai ad esporre un vaso fluttante, a lievitazione magnetica con dentro una pianta carnivora…anche questa volta un buco nell’acqua. Anche il colibrì elettrico che volteggiava senza mai stancarsi sulle fioriture ebbe successo. Iniziai a fare una statistica i “che bello” venivano pronunciati solo dai bambini, mamme, anziani, mezza età…

Accipicchia la fetta dei giovani, quella più importante, il nostro prossimo futuro veniva a mancare.
Com’è dolce la brezza stasera, fa ondeggiare le corolle delle piantine di Anemoni, queste ultime sono arrivate proprio stamattina!

La varietà che amo di più è la Fokker blu-violetto.
“Il fiore non si apre se non quando spira il vento” (Flos numquam se aperit, nisi vento spirante) così diceva il padre Plinio parlando degli anemoni.
Un gruppo di ragazzi passa davanti al negozio, uno di loro per incanto si ferma ammaliato innanzi agli anemoni blu!

Un miracolo! “L’Anemone blu ha rotto l’incantesimo” mi dico quasi commossa.

Giusto pochi secondi, due occhi che guardano il bello, poi come un sogno che si interrompe bruscamente, la voce dei compagni inveire contro il ragazzo: «Ma dai, vieni, sono scemenze, vieni…».

Il Pifferaio magico li aspetta tutti con le sue copertine di plastica colorate.
Già, dico tra me: «Sono scemenze».
L’Anemone, il fiore del vento, fragile come la gioventù, un fiore che sfiorisce subito, come la gioventù, che si può sciupare con facilità come la gioventù, è una scemenza.
Anemone è anche l’associazione con la parola Anima.
Tutti ma proprio tutti dovrebbero studiare le arti che ingentiliscono l’anima. Vi è una quantità enorme di bellezza intorno a noi, la musica, la danza, la pittura, la natura…
La bellezza suscita stupore, benessere, emozione.
Davide Hume diceva che una causa evidente per cui molti non avvertono il sentimento di bellezza è la “mancanza di quella delicatezza dell’immaginazione necessaria per poter essere sensibili a quelle emozioni più sottili”
La bellezza è allenamento della competenza emotiva e alla sensibilità. Il contrario di bellezza non è la bruttezza ma la rozzezza culturale e l’ignoranza emozionale. (Marco Dallari)
Il concetto di bello nel mondo greco non si riduceva ad un semplice senso formale ed estetico, era indissolubilmente fuso nel bene, nel vero.

L’anima bella si nutre di armonia, di ordine, di misura di sé stessi, di amore, di eros. Platone nel Fedro diceva che la bellezza «è la più percepibile dai sensi».
Per gli antichi greci la bellezza era una delle virtù indispensabile per edificare una vita vera.

Nel mondo di oggi tutto questo è stato totalmente e tristemente dimenticato, tanto da portare Steve Jobs a dichiarare: «Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate».

Anny Pellecchia

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Protea, fiori di fuoco

«Ma cos’è un carciofo?», mi chiede incuriosita la cliente?

«Certo che no », le rispondo, prendendo tra le mani il grande fiore rosa e bianco, «è una Protea, fiore simbolo del Sud Africa. Lo accarezzi è morbido come un gattino.»Sorridendo glielo porgo per farglielo ammirare.

«Che colori, com’è soffice!» risponde la cliente estasiata e meravigliata al tempo stesso.
La cliente decide l’acquisto e trionfante esce dal negozio!
La Protea è un fiore di lunga durata, per un mese mantiene i bei colori vivaci dei coriacei petali, molti la essiccano per magnifiche composizioni semprevive. Se ne contano ben 81 varietà, una più bella dell’altra! Chiunque la riceve in regalo ne rimane entusiasta per la maestosità ed esoticismo che la caratterizza.
La Protea in Sud Africa sua terra d’origine è simbolo di coraggio, diversità, originalità e cambiamento. Risistemo i fiori nel vaso.
Rivedo nei ricordi Maria. Era appena uscita dal gate all’aeroporto di Roma, in una mano trascinava una grande valigia nell’altra un fascio di Protee. Tornava da Città del Capo, mi aveva chiesto di andarle in contro, non era né triste né felice, era come se fosse uscita da una palla di vetro dove noi tutte amiche l’ammiravamo come fosse un’eroina.
Tutto iniziò una calda giornata d’agosto. Nella baia di Positano era arrivato un enorme panfilo. Tutti in paese ammirandolo si chiedevano chi fosse mai arrivato. Maria ed io essendo della Costiera sin da piccole li guardavamo divertite quasi come fossero giocattoli sull’acqua. Eravamo più interessate a guardare le colorate “Pezze di Positano” i vestiti tipici della Costiera Amalfitana. Mentre Maria mi mostrava una camicia di garza stropicciata le caddero gli occhiali da sole. Un signore in jeans, t-shirt e ciabattine di gomma, li raccolse e gentilmente glieli porse. Era accompagnato da due signore più anziane, parlavano inglese. Ci chiesero informazioni sul paese, erano così cortesi che la conversazione continuò gradevolmente tra gli stretti vicoli di Positano. Una volta giunti alla marina gli stranieri ci invitarono a bere qualcosa di fresco. Era vacanza tutti eravamo rilassati e sereni. Prima di accomiatarci, il signore ci chiese se avevamo piacere di essere loro ospiti a cena. Maria ed io ci guardammo, perché no, ci dicemmo e così accettammo. Bene, disse l’uomo, appuntamento alle 20 al molo, il mio steward verrà a prendervi. Stasera ci sarà un party a bordo, spero vi divertirete e così dicendo indicò con l’indice il panfilo a largo!
John era il suo nome, veniva dal Sud Africa, era un business food international man, proprietario di 50 aziende di frutta, verdura, succhi, cibo in scatola, allevamento di bestiame, e animali della savana. I suoi prodotti, a noi così familiari, sono su tutti gli scaffali dei supermercati del pianeta. John non era solo uno degli uomini più ricchi della terra, era anche gentile e semplice nei modi, qualunque donna ne sarebbe rimasta affascinata e fu così che Maria iniziò a frequentarlo. Prima di partire John le chiese semplicemente di vivere con lui in Sud Africa. Certo Città del Capo non era proprio dietro l’angolo, ma rinunciare ad una proposta così era davvero difficile. Maria partì, promettendomi di mandarmi foto della flora locale e tenermi informata. Le foto di lei a cavallo nelle immense distese naturali di Cape Floreal Kingdom erano un sogno, così come il grande deserto fiorito di Namakwland. La grande biodiversità che mi raccontava e fotografava mi lasciavano senza fiato. Viaggiavo con lei attraverso le immagini. Cespugli enormi di Protee, varietà: Nerifolia, King, Leoucospermum, si potevano ammirare a migliaia, per non parlare delle molteplici specie di animali, antilopi, struzzi…
Ai miei occhi tutto sembrava un film, eppure ad un certo punto Maria decise di ritornare a casa e lasciare per sempre il gentile John. Sai mi disse-Io non sono forte come un fiore di Protea. Questi fiori nascono dal fuoco, perché si riproducono quando ci sono gli incedi, le fiamme bruciano le foglie del suolo che soffocano i semi, facendo spazio alle nuove gemme. Io sono un fiore di zagara, semplice profumato che sboccia con un semplice raggio di sole… Non ho la capacità di vivere in realtà così diverse e situazioni estreme. Non voglio vivere in una villa blindata, uscire con la scorta, sapere che tante persone si odiano per questioni razziali…- e così dicendo mi abbracciò. Sentii per la prima volta il profumo dolce ma pungente delle Prootee.
Maria me le porse «Queste Protee non le hai in negozio! Sono per te colte appena tre giorni fa! »
La Costiera Amalfitana ci accolse tra le sue curve morbide e sinuose, i mille raggi di sole brillavano nel mare, tutto era tornato al suo posto.
“L’aria in Africa ha un significato ignoto in Europa: piena di apparizioni e miraggi, è, in un certo senso, il vero palcoscenico di ogni evento.” ( Karen Blixsen)

 

Annie Pellecchia

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“Ling Zhi” il fungo dell’immortalità

Lavorare in un negozio di fiori non è mai monotono, tanti sono i colori che riempiono il mio sguardo, tante le varietà di piante e fiori di cui ogni giorno devo prendermi cura. Quest’anno poi è arrivato per la prima volta nella storia del negozio il fungo Ling Zhi! Che meraviglia sembra un gioiello! Non ha niente a che vedere con l’aspettativa occidentale di grandiosità e fastosità…il cliente lo capirà?

Accidenti quanto costa mi sono detta! Ho chiuso gli occhi e ho comprato un carrello intero!

Naturalmente hanno avuto il primo posto in vetrina. Niente da dire, il nuovo arrivato ha davvero la tipica eleganza orientale, in Cina è conosciuto con il nome di Ling Zhi, mentre in Giappone è chiamato Reishi.

Gli orientali con la loro grazia riescono a rendere “arte” anche un fungo! Posso dire che ha la stessa eleganza di un bonsai, il Reishi è un fungo cosiddetto a “mensola “dunque cresce orizzontale attorno ai tronchi degli alberi. Attraverso il mio sguardo occidentale, prende le sembianze quasi di una piccola pagoda o tempietto!

La superfice del fungo è dura, coriacea, liscia, di colore rosso- marrone intenso, l’orlo è giallino.

La cura al contrario del Bonsai è davvero facile. Il fornitore che ne possiede uno da anni lo cura spruzzandolo d’acqua ogni tanto e se la superficie rimane macchiata dal calcare lo lucida amorevolmente con batuffolo d’ovatta imbevuto da una goccia d’olio d’oliva!

La letteratura cinese e giapponese è ricca di richiami al Reischi. Spesso è raffigurato su pitture e suppellettili. Lo si appende ancora oggi come amuleto sopra la porta di casa.

Il pensiero taoista lo considera un elisir di lunga vita. In effetti studi in vitro hanno rilevato molte proprietà salutiste molte ancora da determinare, come coadiuvante nel trattamento di importanti malattie.

Il fungo magico in oriente gode ancora oggi di una vera venerazione.

Nel segno cinese “Ling” viene tradotto come “potenza spirituale o dell’anima”, mentre il segno “Zhi” era usato per indicare le sostanze utilizzate nella preparazione degli elisir di lunga vita.

Il raggiungimento dello stato di immortalità rientrava tra gli obbiettivi principali non solo della cultura occidentale ma anche di quella orientale! Col passare del tempo i due segni si unirono assumendo il significato che fa riferimento al fungo della saggezza e dell’immortalità.

Ho bisogno di sapere altre notizie sul Ling Zhi, decido di chiamare la professoressa Valeria Varriano, docente di lingua cinese presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale!

La mia richiesta viene velocemente esaudita qualche giorno dopo con l’arrivo di una cospicua quantità di materiale!

Accipicchia, il fungo Ling Zhi è parte integrante della mitologia cinese e racconti popolari trasmessi oralmente attraverso i secoli! Non avendo quindi una prima storia scritta il Ling Zhi è giunto fino ai giorni nostri dall’epoca imperiale in innumerevoli varianti. Basti pensare che solo su Amazon Cina se ne trovano cinquanta versioni tra narrativa, fumetti, film, serial televisive e giochi elettronici!

Una cosa mi è chiara, in questa marea di versioni, il fungo Ling Zhi è la panacea miracolosa che salva gli uomini nelle avversità estreme della vita!

Forse la storia più amata che ha affascinato per secoli lettori e scrittori dentro e fuori i confini cinesi è “La leggenda del Serpente Bianco”

Storia d’amore tra un uomo e uno spirito serpente dalle fattezze di una bellissima donna. Quest’ultima di nome Suzhen, ogni notte all’insaputa dell’amato ritorna ad essere un serpente. Una notte però il marito svegliandosi d’improvviso vede il serpente nel letto e per lo spavento muore. Suzhen, straziata dal dolore sfida le autorità del cielo per procurarsi il Ling Zhi fungo che restituisce la vita. Mille saranno le peripezie che Suzhen dovrà affrontare per impadronirsi del fungo magico, unica speranza per salvare l’amato marito. Il fungo infatti cresce sulla vetta più alta della Cina, il monte Kunlun. Una vetta sferzata da venti impetuosi, con estreme escursioni termiche, che inibiscono qualsiasi forma di vita.

E’ difficile accedervi, dei guardiani e dei mostri attendono i viaggiatori a ciascuno dei nove piani che conducono alla vetta.

Il lieto fine come tutte le storie eroiche è assicurato…

Intanto i clienti rimangono appiccicati alla vetrina carichi di meraviglia e curiosità! Le domande sono tante, ed io proprio come un cantastorie ogni volta racconto la storia del Ling Zhi!

“Io trasmetto non invento nulla: credo nel passato e lo amo” (Confucio)

Si ringrazia la Gent.ma Prof.ssa Valeria Varriano per il prezioso materiale e foto fornitoci.

 

Anny Pellecchia

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