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Social network - Scatto, dunque sono

Social network - Scatto, dunque sono

L’ossessione di fotografare tutto e non godersi nulla dilaga. Si scatta, si posta, si condivide ma si osserva sempre meno e cambia la percezione del reale

E’ stata una dura giornata di lavoro, finalmente a casa! Sono stanca, affamata, infreddolita, giro la chiave nella serratura, non ce la faccio ad entrare, mi giro, alle mie spalle il giardino è addormentato, quasi l’invidio, vorrei anch’io addormentarmi in un cantuccio, in un incavo di un albero e risvegliarmi solo in primavera. Ritorno sui miei passi, ma sì, le pantofole, la doccia un pasto caldo possono aspettare, il giardino mi chiama, o forse la mia anima è troppo stanca, la mente offuscata da brutti pensieri chiede questa passeggiata. Le scarpe affondano nelle foglie cadute, bacche di magnolia costellano il prato rado, tutto è avvolto nell’aria umida di gennaio. Salgo le scale che portano alla limonaia, della vite non rimane che sottili rami attorno ai tutori, la quercia è rivestita solo di un manto di spesso muschio, il Ginkgo biloba ormai completamente nudo proietta i suoi rami verso il cielo, sembra quasi invocare una preghiera a Dio, il mio sguardo ritorna al terreno, sorrido al giardino e gli dico: «lo sapevo che mi avresti fatto un regalo! ».

Un piccolo fiore di Crocus è sbocciato! Come sei bello, sei una speranza, una carezza, una pausa nella follia umana, sei ciò che sta sognando il mio giardino? Sei semplicemente poesia! Già poesia, il giardino è poesia di bellezza, di natura incorrotta, non soggetta a offese del tempo, nascosto per non essere scempio della massa…La massa, quella massa che affronto ogni giorno in negozio, quella massa che non capisco più, con la quale è sempre più difficile comunicare. Perché la comunicazione è cambiata, o meglio la percezione del reale è cambiato. Mi capita sempre più spesso di avere clienti che pur essendo in negozio circondati da fiori, piante, bouquet mi chiedono foto… «Non ha delle foto da mostrarmi?» Clienti che fotografano ciò che ho in negozio e mandano foto a qualcuno perché vogliono scegliere o avere un parere dall’altra parte dell’universo per decidere un semplice acquisto. Clienti che mi chiedono la foto dei lavori che manderò ai loro cari, fotografano, fotografano, fotografano…mi chiedo: ma sono vivi? Sono ciechi? Sono spaventosamente ombre, prigionieri incatenati? Caro maestro Platone, forse questo è ancora il tempo della caverna universale? Cosa sta succedendo all’umanità? Antropologi, studiosi, scrittori… stanno monitorando questo nuovo fenomeno sociale, un’umanità che vive immersa, come ipnotizzata nella nube social-narcisa degrada la capacità di lettura di se stessi e del mondo. L’analfabetismo delle emozioni è inseparabile dall’analfabetismo dei pensieri e non c’è niente di più spaventoso come dice Goethe di un ignoranza attiva. Certo anch’io mi sono dovuta adattare ai social network, pubblico foto del negozio su FB, Instagram… invito continuamente il pubblico a venirci a trovare per vivere emozioni, sentire profumi, creare insieme composizioni personalizzate. Sicuramente i social network aiutano a farti conoscere e a vendere, ma come in tutte le cose ci vuole il giusto mezzo. Invece non contenti i nuovi mostri entrano in negozio sciorinando la loro cultura a brandelli di fiori e piante appresa qua e là tra You Toube, Wikipedia, Instragam e quant’altro… un pascolo di informazioni e immagini assemblate superficialmente senza intelligenza.

Non so dove l’umanità si stia dirigendo, eppure penso che c’è tanto da fare! La civiltà nella nube digital è un burattino dove un Mangiafuoco muove i fili del macabro spettacolo!

Stephan Buchmann nel suo libro “La ragione dei fiori” (Ponte alle Grazie, 2015) scrive: «IIl biologo Edward O. Wilson ha dichiarato che saremo ricordati, e difficilmente perdonati, dalle future generazioni, soprattutto per essere stati responsabili della dilagante estinzione delle specie antropogeniche che si sta verificando in questi anni. A che cosa stavamo pensando? Perché non abbiamo fatto nulla? Che fine aveva fatto la nostra biofilia? [...] Secondo alcune stime, ogni giorno perdiamo 137 specie vegetali e animali, il che ci porta a raggiungere l’incredibile cifra di 50.000 estinzioni l’anno, solo a causa della deforestazione tropicale. La metà delle piante e degli animali di tutto il mondo, infatti vive proprio lì.»

Allora che si fa? Vogliamo svegliarci, uscire ancora una volta dalla caverna di ombre, usare, certo anche i social network ma in modo intelligente! La mia passeggiata in giardino volge al termine, sul muro di cinta che guarda a sud una pianta di Passiflora completamente spoglia ha sorprendentemente un unico fiore sbocciato! E’ un messaggio lo so. La Natura ci parla costantemente se la osserviamo veramente. Se potessi mio bel fiore di Passiflora creerei un elisir di vera passione per la vittoria del bene sul male, lo cospargerei sul pianeta Terra, perché quando l’essere umano perderà il vero bene “la Natura” non conoscerà più la F E L I C I T A’.

Ringrazio Giuseppe Montesano autore del libro “Come diventare vivi” (Giunti Editore) fonte d’ispirazione di questo articolo. 

Anny Pellecchia

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