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Terrarium

Terrarium

Ecco fatto, i Terrarium sono ben esposti in vetrina! Un cartellino con la scritta “novità” fa fermare i clienti incuriositi. Molti li acquistano soddisfatti. Le indicazioni date li appagano completamente. Ecosistema perfetto per chi non ha pollice verde.

Le piante vivono in un’ampolla di vetro chiuso da un tappo di sughero, tutto ciò produce umidità necessaria per farle vivere senza alcun problema. Non appassiscono mai, si nebulizzano di tanto in tanto con acqua minerale, il coperchio si solleva solo per pochi minuti una volta a settimana o addirittura una volta al mese, la potatura solo quando lo spazio diventa minimo.
I fanatici di design non possono non averlo, è un biglietto da visita per chiunque abbia una casa uno studio un negozio glamour.

“Evviva una vera novità” esordisce contenta la cliente! Sorrido, annuisco, concordo, ringrazio… eppure la mia mente da viaggiatrice immaginaria è nel 1834 imbarcata su una nave diretta in Australia e poi a doppiare capo Horn. Sono con il Dott. Nathaniel Ward e due fragili cassette di Terrarium, il viaggio è lungo e tempestoso, ma in gioco c’è un esperimento che avrebbe cambiato per sempre il corso della storia dei “cacciatori di piante”.
Questi contenitori in vetro di piante ben esposti in vetrina hanno una meravigliosa storia che merita davvero di essere ricordata.

Fino al 1834 il trasporto delle piante esotiche era davvero un’impresa titanica. L’indice di mortalità delle piante in transitoera intorno al cinquanta per cento, la vita dei botanici chiamati “cacciatori di piante” non era proprio una scampagnata, tra foreste, paludi, giungle, aghi, fiumi. Le piante faticosamente raccolte, giungevano ai porti più vicini per essere imbarcate.

La sopravvivenza, da lì in poi era un vero terno a lotto. Le fragili piantine venivano sballottolate dal comandante della nave a proprio piacimento, a prua, dove gli spruzzi di acqua salata le avrebbero bruciate, o in stiva, dove sarebbero soffocate di caldo, mangiate dai topi, e soggette a sbalzi di temperatura.

I botanici le avevano provate tutte per abbassare l’indice di mortalità. Usarono barili, fogli di carta, argilla umida, cassette di legno. Niente, le piante morivano…morale della favola, i musei di Parigi e Londra erano pieni di piante secche esattamente duecentotrentacinquemilacinquecento, con altrettanti semi che proprio non riuscivano a germogliare in terre straniere.
Nel 1827 un gentiluomo, il dottor Nathaniel Ward, appassionato di botanica e insetti, prese un bruco lo pose su uno strato di muffa e lo chiuse in barattolo di vetro. L’intento era di osservare la metamorfosi in farfalla. Destino volle che se ne dimenticò del tutto. Quando dopo un po' di tempo se ne ricordò con sorpresa si accorse che dallo strato di muffa era cresciuta una piccola felce e un filo d’erba.
«Mi resi conto che durante le ore calde del giorno l’umidità si sprigionava dalla muffa condensandosi sulla superficie del vetro e poi tornava al punto di partenza, mantenendo quindi la terra sempre allo stesso livello di umidità», scrisse Ward.
Per un puro caso il nostro dottore aveva intuito che le piante sigillate, riuscivano a crescere in un atmosfera umida, libera da impurità, con luce e calore costante. Se ciò funzionava in un angolo freddo dell’Inghilterra avrebbe funzionato anche su una nave nel mezzo dell’oceano!

Il piccolo giardino nel barattolo visse ben quattro anni, Ward perfezionò i coperchi con un falegname per trovare un legno duro e ben stagionato. Costruì versioni più grandi, furono chiamati “Terraria” e divennero ben presto desiderio della classe borghese dell’Inghilterra vittoriana. Il Terrarium mania dilagò velocemente, gli ebanisti si sbizzarrivano a creare cassette elaborate per i clienti più esigenti, nacque la figura del “Bontany Bens” ovvero il venditore ambulante di felci.

In Inghilterra se ne contavano ben sessantacinque varietà, era inevitabile che l’onnipresente felce avesse un posto d’onore nei Terrarium vittoriani. Il dottore Ward però guardò oltre e decise di imbarcare due Terrarium per il suo esperimento.

Dopo otto mesi di viaggio le piante ritornarono in patria perfettamente sane!

Da questo successo nacque la prima pubblicazione “On the Growth of Plant in Closely Glazed Cases” un manuale completo sul Terrarium.

Da quel giorno la circolazione e lo scambio delle piante su tutto il pianeta fu possibile, le piante avevano un buon novanta per cento di sopravvivenza. Grazie al dottore non solo gli orti botanici si arricchirono di piante ma lo scambio di piante mediche guarirono molte persone. Il Dottor Nathaniel Ward era uno studioso, aveva quanto gli bastava per vivere, ciò a cui teneva davvero era la stima e il rispetto dei colleghi e dei floricultori.
Ward era un uomo il cui spirito si alimentava di entusiasmo, e tutto ciò che ogni uomo intraprende solo in virtù dell’entusiasmo merita di diventare storia.
Grazie dottor Nathaniel Ward anche dalle generazioni del nostro tempo!

Anny Pellecchia

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